SP8 - CALVISIO

LAVORI:

S.P. n°8 "Vezzi Portio-Calvisio-Finale Ligure" Sistemazione del fenomeno franoso verificatosi sulle pendici rocciose a monte della sede stradale al Km 17+060 in località Cornei nel Comune di Finale Ligure-I Lotto

NATURA PRESTAZIONE:

Studio geologico e geotecnico, interventi di somma urgenza, Progetto Definitivo, Esecutivo e Direzione lavori e coordinamento per la sicurezza.

COMMITTENTE:

Provincia di Savona

DATA:

2009-2010


Premessa

Il 4 dicembre 2009 si è verificato un fenomeno franoso di crollo di massi ciclopici lungo il versante a monte della S.P. 8 "Vezzi Portio - Calvisio- Finale Ligure", in località Cornei nel Comune di Finale Ligure. Il volume litoide staccatosi dalla parte alta del versante, a rilevante distanza e dislivello, dopo numerosi impatti al suolo ha urtato sul ciglio a monte della sede stradale, fino a completare il suo movimento gravitativo sulla sponda sinistra dell'alveo del Torrente Sciusa. I sopralluoghi effettuati immediatamente dopo l'evento hanno messo in evidenza la gravità della situazione per cui si è resa necessaria la temporanea interruzione del traffico veicolare. Nel contempo una squadra di rocciatori ha effettuato il disgaggio di alcuni volumi palesemente instabili in prossimità della zona di distacco della frana, in corrispondenza di uno sperone roccioso ubicato in vicinanza del punto di distacco, che ha da subito preoccupato per la sua precaria stabilità. Il volume litoide crollato, dopo il suo primo impatto ai piedi della parete, si è progressivamente disgregato distruggendo al suo passaggio la vegetazione arborea. In quest'area si è formata la zona di accumulo, costituita da tronchi d'albero distrutti e sradicati nonchè da numerosi blocchi litoidi di diversa forma e dimensione, di cui la maggior parte di volume superiore al metro cubo. Infine, il nucleo centrale, che nonostante gli impatti ha raggiunto il fondovalle con una volumetria di circa 10 m3, ha fermato la sua corsa a circa una decina di metri dall'edificio del Mulino Acquaviva. La zona ricade nell’ambito di un sito d’interesse comunitario (S.I.C.)



Sperone roccioso instabile

Masso residuo in alveo

Zona di distacco e di accumulo

Zona di distacco e sperone instabile

Analisi di stabilità del pendio


Descrizione dell’intervento

In relazione al quadro del dissesto si è ipotizzato una pulizia e un disgaggio superficiali, un intervento di messa in sicurezza puntuale della parete franata, un disgaggio dello sperone roccioso instabile e la sistemazione della zona di accumulo mediante la formazione di una scogliera. La scelta di operare la demolizione dello sperone roccioso è derivata dall’analisi delle dimensioni medie dei massi disseminati lungo il pendio e dalla loro energia d'impatto sulla sede stradale, tenuto conto del forte dislivello. In queste condizioni sarebbero state necessari diversi ordini di opere passive, peraltro non sufficienti per garantire la sicurezza in quanto i rimbalzi del masso sceso nel fondovalle erano stati dell’ordine dei 7-10 m.




Particolari costruttivi delle opere realizzate



Inoltre, il disgaggio dello sperone roccioso si è reso necessario in quanto lo stesso era già stato interessato da uno spostamento orizzontale di circa 0,70 m (nella parte alta). La demolizione dello sperone è avvenuta in fasi successive, mediante l'ausilio di perforazioni verticali ravvicinate e riempite di malta espansiva, in maniera da ottenere distacchi litoidi di volume noto.
Terminata la fase di disgaggio, è stato effettato un consolidamento puntuale del nuovo fronte ottenuto mediante la realizzazione di ancoraggi passivi della lunghezza media di 6 m, in modo da scongiurare eventuali rilasci connessi alla decompressione.
Analogamente, si è operata una medesima armatura mediante ancoraggi in corrispondenza della zona di distacco e nel tratto di falesia sottostante. Realizzati i lavori sopra descritti, i massi crollati e disgaggiati sono stati movimentati, mediante escavatore e/o tirfort, allo scopo di realizzare una scogliera nella parte terminale della zona di accumulo.
La scogliera, con base maggiore e minore rispettivamente di circa 4,50 m e 2,00 m e altezza di circa 4,5 m, comunque non visibile poiché coperta alla vista dal fitto bosco di lecci, svolge due importanti funzioni: la prima, non trascurabile, di consentire un riutilizzo del materiale franato e disgaggiato, la seconda, di costituire berma protettiva per eventuali distacchi dall'alto, in modo da rappresentare ulteriore garanzia di sicurezza. Nella parte alta della falesia sono stati inoltre realizzati n. 5 dreni suborizzontali costituiti da tubi in PVC da 3”, microfessurati nella parte alta e adeguatamente protetti da una calza in geotessile. Tutte le movimentazioni di attrezzature e materiali sono state realizzate mediante l'ausilio di elicottero.



Chiodature in parete

Formazione di scogliera al piede

Perforazione per demolizione controllata con malte espansive